Carità

 

Un uomo anziano giace sdraiato su di un tavolo, il suo corpo nudo e ricoperto da una garza sottile. Una giovane fanciulla lo osserva in silenzio. Qualcosa di insolito accadrà tra i due. Il tempo è indefinito e viene azionato come un Carillon ed avrà purtroppo, una durata limitata.
L'idea del corto nasce come suggestione dal famoso tema della Carità romana sinonimo di Carità filiale.
Nello specifico il soggetto pittorico ripropone la figlia che allatta l'anziano padre malato e in fin di vita.
Questa scena mi ha sempre colpito per la sua duplice carica contraddittoria, da una parte, l'amore caritatevole di una figlia per il proprio genitore, dall'altra una ambiguità di tipo erotico.
Il tutto porta ad una tensione ed un'ansia elevati. Ed è proprio questo Punctum che mi “ferisce” ad interessarmi, perchè in questa opera sono state abbattute le tre barriere protettive del Pudore, del Bene e del Bello che dovevano preservare dal perturbante della Cosa, che salvaguardavano tenendoci alla giusta distanza da quel temibile Das Ding, centro fagocitante e terrificante del sesso e della morte che ci inghiotte senza pietà all'interno senza filtri ne delicatezza.
Ho voluto ispirarmi parzialmente a questa suggestione visiva per sconfinare in territori ancora più ignoti, arrivando a toccare elementi di un amore che si tramuta in violenza e che lascia lo spettatore in un dubbio amletico: chi è la giovane ragazza e soprattutto, che rapporto ha con il vecchio ?

Caritas romana: la carità filiale

La vicenda, ripresa dallo storico latino Valerio Massimo in uno dei suoi scritti, il De Factis Dictisque Memorabilibus – Libro IX, ha per protagonisti l’anziano Cimone e la virtuosa Pero.
Secondo la leggenda quest’ultima, essendo il padre agli arresti, condannato a morire per fame, si reca di nascosto alla prigione per nutrirlo con l’unico mezzo possibile, il latte del proprio seno. Ed ecco il lieto fine: un carceriere, dopo aver scoperto il fatto, lo comunica al comandante il quale, commosso, rilascia il vecchio.
E’ tra il XVII e il XVIII secolo che questo soggetto ha la sua massima diffusione in pittura. Italiani prima e fiamminghi poi si appassionano al tema e lo esplicitano sulla tela, filtrandolo ognuno con la propria sensibilità.
Non mancano i nomi illustri, da Caravaggio (1571-1610), che lo inserisce nelle Sette opere di misericordia, a Rubens (1577-1640); Vermeer (1632-1675), da parte sua, raffigura ne La lezione di musica un piccolo dipinto appeso alla parete, opera nell’opera, omaggio alla vicenda di Pero e Cimone.
Il momento scelto è quello dell’allattamento del vecchio, teso alla disperata ricerca del niveo liquido, sinonimo di vita. L’arsura provocata dalle terribili privazioni è espressa con violenza dall’uomo, che in ogni suo gesto sprigiona un insopprimibile desiderio di resistere alla morte e si getta senza esitazione, con ogni stilla di energia rimastagli in corpo, verso il salvifico grembo filiale.
La donna, invece, è sempre raffigurata con lo sguardo rivolto in direzione di un punto esterno alla scena, intenta a percepire ogni più piccolo indizio circa il ritorno degli aguzzini. Tensione e ansia sono le sue caratteristiche peculiari: solamente nel quadro di Rubens i timori della ragazza sembrano dileguarsi, sostituiti da una sconfinata tenerezza trasmessa nel contatto visivo stabilito con il volto del genitore.

Fonte: StileArte.it

Titolo: Carità
Durata: 7:30 min.

Scheda tecnico-artistica

Soggetto e Regia: Luca Mazzara
Attori: Emanuela Serini, Romano Rocchi
Sceneggiatura: Luca Mazzara
Fotografia : Luca Mazzara, Diego Labonia
Montaggio: Luca Mazzara
Capo squadra elettricista: Diego Labonia
Musiche: Giovanni Becce
Produzione: Luca Mazzara
Nazionalità: ITALIA
Anno di produzione: 2016

Con l’amichevole partecipazione del Teatro in Scatola (Roma)